"E.S.Verjus"
Scuola secondaria
di primo grado
Viale Paganini, 21 - 28047 OLEGGIO (NO)

"Troppo tardi" racconto di Galgano Cinzia, della classe 3D,

 

Vincitrice della SEZIONE RACCONTO "MINORI" - Premio "Nuova Scrittura Attiva",
Concorso Letterario Nazionale a tema libero -
1° EDIZIONE 2011 tenutosi a Tricarico (MT) il 04/03/2011

TROPPO TARDI .

Scrivere non è mai stata una mia dote anzi se devo essere sincera non sono portata per molte cose se non essere invidiosa di tutte quelle persone che hanno sempre qualcosa in più di me. Non sono sempre stata così, certo alle elementari ero invidiosa delle mie compagne ad esempio quando i loro genitori venivano a prenderle a scuola o quando le dicevano come era andata la giornata. Tutte queste cose io non le ho mai vissute ed ora che sono più grande non mi serve essere accompagnata dai miei o raccontargli le mie esperienze e le mie amicizie. Quando qualcuno mi chiedeva dove fosse la mia mamma o il mio papà io rispondevo sempre che sarebbero arrivati presto perché erano andati a comprarmi dei vestiti nuovi; questo è quello di cui potevo e di cui posso vantarmi ancora adesso. I miei genitori sono dei gran lavoratori: papà è un avvocato divorzista e mamma ha una delle più grandi imprese di moda nella città di Milano. Loro due non sono quasi mai a casa e quindi io devo stare con la mia governante che è sempre stata un po'antipatica con me.

Solo la domenica mamma e papà vengono a casa, ma non fanno altro che mettersi davanti al proprio computer, nel caso di mamma dice di stare controllando alcuni dati della sua impresa e invece papà è continuamente chiamato al telefono dai suoi impazienti clienti. L'unica cosa che ho di loro sono i vestiti, tantissimi e i soldi, tantissimi pure quelli.

Penso sia capitato a tutti di avere qualche compagno in classe anzi un gruppo di persone che si differenzia dagli altri per la loro indifferenza verso qualsiasi cosa che riguardi la scuola (compresi i compagni). Bene, io sono una di quelle persone.

Tutto è cominciato, quando ho iniziato a frequentare la prima media. Ho capito subito che fosse molto diversa dalle elementari: devi studiare molto di più e ci sono dei gruppi ben distinti.

Questi gruppi si formano circa dopo due settimane dall'inizio della scuola, è una specie di selezione fatta da persone che diventeranno i leader del gruppo a cui appartengono e non hanno nomi precisi per identificarli quindi cercherò di descriverli al meglio facendo dei paragoni con la società dell'Ottocento: c'è il gruppo dove i membri sono le persone che vengono derise di più per il loro comportamento o per il loro aspetto fisico o nella maggior parte delle volte per la loro posizione economica e si possono paragonare al proletariato dove la loro unica ricchezza non sono i figli ma la compagnia nel senso che sono numerosissimi. La loro autostima scende talmente di tanto che non riescono nemmeno a farsi delle amicizie. Appartengono a questo gruppo le persone che non si sanno difendere e che non hanno saputo rispondere durante "la selezione".

L'altro gruppo si può paragonare invece all'alta borghesia dove ne fanno parte coloro che si sono saputi difendere durante l'eliminatoria e però hanno scelto di non appartenere al gruppo degli indifferenti e degli avvoltoi (perché penso che in fondo noi siamo così).

L'ultimo gruppo è invece quello a cui io appartengo e alla selezione ha risposto in modo talmente esauriente e chiaro che siamo entrati di diritto. Io non cercherei di paragonarci ad una società dell'Ottocento, ma andrei indietro fino al Cinquecento e ci paragonerei al clero, quando ci fu la vendita delle indulgenze.

Questi gruppi sono quasi delle caste infatti è molto difficile che qualcuno del primo gruppo possa diventare " un avvoltoio".

Una cosa però è certa: il momento di essere derisi arriva SEMPRE PER TUTTI.

Incominciamo dal principio della mia storia.

Dopo aver capito il sistema delle medie mi venne un lampo di genio: avrei fatto parte del gruppo degli indifferenti in modo che dopo aver parlato con le insegnanti, che si sarebbero subito lamentate del comportamento e dei voti i miei genitori mi avrebbero seguita di più negli studi e sicuramente avremmo passato un po' più tempo insieme.

All'inizio tutto va a rallentatore perché si deve decidere con quali compagni bisogna prendersela e scegliere le ore in cui si fa maggiormente baccano. Se si vuole appartenere a questo gruppo bisogna avere alcune regole semplici e chiare da seguire alla lettera:

- NON devi essere bravo a scuola sia con i voti sia con il comportamento;

- NON essere timido e NON devi avere paura di prendere in giro gli altri;

- NON devi MAI schierarti con le persone che non fanno parte del gruppo;

- NON devi MAI parlare con le persone che non fanno parte del gruppo, salvo che tu non le stia prendendo in giro;

- NON devi avere paura dei prof. e devi sempre avere ragione.

Queste regole però non sono scritte o dettate a voce si intuiscono nel corso del tempo.

All'inizio la regola che mi faceva più paura era quella di metterti sempre contro gli insegnanti e di avere sempre ragione perché io ero abituata ad avere rispetto verso le persone più grandi. Così decisi di iniziare dalle cose più semplici, anche se semplici non lo erano affatto. Poi ripensai a quello della quale io mi vantavo sempre alle elementari ossia i miei vestiti,scarpe e accessori firmati.

Allora iniziai a domandare con l'aria da snob "Scusa ma di che marca sono quelle scarpe orribili?E questa maglia l'hai sporcata oggi o ci hanno vomitato sopra?" Azzeccai il punto giusto perché una delle cose più importanti alle medie è avere vestiti firmati altrimenti sei da buttare nel gruppo più basso della classe sociale delle medie. In ogni singola cosa che chiedevo vedevo le facce deluse o imbarazzate delle persone interpellate mentre gli amici vicino loro se n' andavano di corsa in bagno perché sapevano che anche loro avevano qualcosa che era pronto per essere criticato. Qualcosa però accadeva in me, quando facevo la cattiva mi sentivo oltre che soddisfatta anche entusiasta perché io avevo il lusso di poter criticare tutti ed ero a posto nel senso che avevo tutte le carte in regola per poter essere un membro rilevante del mio nuovo gruppo d' amici. C'è allora una specie di trasformazione dove si ha il coraggio di andare ben oltre agli insulti detti a voce.

Tutto iniziò da Francesca una nostra compagna bassa e tozza con dei vestiti orribili e i capelli sempre sporchi al quale applicava (forse per nascondere la forfora) delle mollette consumate alla radice dei capelli che poi non servivano niente. Dopo averla analizzata per bene avevo deciso che lei sarebbe stata la mia prima preda non solo un'occasione per prenderla in giro ma anche per farmi sentire importante dai miei amici.

"Ehi Franci! Vieni un po' qui!"-le urlai durante l'ora di motoria mentre stavo sugli spalti con gli altri, lei guardandomi con gli occhi che le brillavano corse subito e in un baleno si sedette di fianco a me guardandomi sorridente.Per un momento pensai che lei non mi aveva fatto niente e che era una ragazzina fragile e sensibile ma poi mi ricordai per che cosa lo stessi facendo e i miei genitori erano più importanti di lei. Mi voltai per vedere se gli altri mi stavano guardando e vidi che Denise mi fece cenno di guardare i pantaloni della tuta che indossava Francesca: erano bucati sul ginocchio e le andavano piuttosto corti. "Ehi, ma non sono un po' vecchi questi pantaloni? E poi sono così demodè perché non vieni in centro a fare shopping con noi?" gli altri mi guardarono con aria confusa. "Ehm. non so in ogni caso questi pantaloni vanno bene per fare ginnastica sono comodi.sai erano di mia sorella ."-poi vedendo le nostre facce scandalizzate cercò di cambiare discorso aggiungendo timidamente "Costa tanto la roba in centro?" a quel punto non ce la feci più ed esplosi urlandole contro "Ma dove vivi? Sai una cosa, questa discussione sta andando avanti da fin troppo tempo e comunque non è che lo shampoo che usi ha delle controindicazioni ?!? Inoltre dovresti imparare a leggere e a calcolare gli sconti così sai quanto costano un paio di pantaloni decenti scontati del 50

%!"Pensavo fosse abbastanza quando la vidi andarsene via correndo, ma vedendo le espressioni stupite degli altri la rincorsi e le dissi: "Di chi sono queste mollette di tua sorella?". Il colpo di grazia lo diede Denise che le andò vicina e le disse dolcemente: "Sappiamo della tua situazione economica."pensavo stesse facendo sul serio perché sul volto di Francesca stava apparendo un lieve sorriso e le guance stavano diventando rosse quando Denise estrasse dalla tasca posteriore cinquanta centesimi e guardando prima gli altri poi la derisa esclamò:"Tieni vatti a comprare una tuta!" Tutti scoppiarono a ridere compresa me che però pensavo che per il momento poteva anche bastare così la mandai via con un semplice "Perché sei ancora qui?"schioccando le dita.

La sera andando a dormire ripensai a quello che avevo fatto: era stato terribile, ma ero comunque soddisfatta del mio lavoro che stava procedendo bene.

Nei giorni seguenti notai che avevo svolto e avrei potuto continuare a svolgere una regola del mio contratto immaginario. Era stata dura, ma ce l'avevo fatta le altre due regole invece non c'era nulla di cui preoccuparsi perché non essere bravi a scuola non ci vuole niente basta non fare i compiti, non studiare, comportarsi male e chiacchierare durante la lezione mentre l'altra regola era semplicissima non dovevo parlare con gli altri poveri illusi della classe solo e solamente nel caso in cui non stessi prendendo in giro qualcuno.

I giorni passavano e miglioravo sempre nel deridere le persone anche al di fuori della mia classe mentre l'unica cosa che stava scendendo erano i miei voti e le migliaia di note sul registro che prendevo insieme ai miei amici. A breve ci sarebbero stati i colloqui e io non vedevo l'ora che i miei genitori ci andassero, meglio se tutti e due.

Arrivò il giorno dei colloqui e i miei genitori non erano ancora arrivati eppure glielo avevo ricordato! Per un momento pensai che tutto il lavoro che avevo fatto stesse per andare in fumo, quando vidi i miei varcare la soglia della scuola con un'espressione piuttosto annoiata e sbrigativa. Scesi le scale a perdifiato con il cuore che mi batteva forte per l'emozione: "Ciao come state? I colloqui si terranno al piano di sopra e."non riuscii a terminare la frase che mio padre esclamò: "Tu. vieni . a scuola qui?!" nel frattempo mia madre stava passando un dito sulla rampa delle scale evidentemente per controllare se fossero pulite.

"Certo dove se no?"chiesi con aria confusa. "Ne riparleremo a casa ora portaci dalla tua insegnante e aspettaci qui."affermò papà con tono freddo.

Non avrei mai pensato che la scuola avrebbe fatto un effetto così terribile ai miei perché una volta arrivati a casa si sedettero sul divano, mentre io mi sedetti di fronte a loro sulla mia poltrona. Era la prima volta che stavamo tutti insieme in salotto e soprattutto per parlare di un fatto che mi riguardava.

Mamma iniziò: "Appena entrati nella tua scuola capimmo subito in che situazione ti abbiamo messo.Quella scuola non fa per te è sporca, piccola e le insegnanti? Siamo sicuri che abbiano frequentato un'università prestigiosa? Ad ogni modo io e tuo padre abbiamo deciso di portarti via da quella orribile scuola perché frequenterai una scuola privata dove le insegnanti sono preparate e i tuoi compagni saranno alla tua altezza e non si vestiranno con delle specie di stracci come ho visto invece quest'oggi." Non credevo alle mie orecchie! Così le risposi assicurandole che quella scuola era perfetta per me e avevo già fatto molte amicizie.

"Niente storie Rebecca! Non permetteremo mai che nostra figlia continui a frequentare un simile edificio scolastico!"ormai papà stava urlando e aggiunse: "Se non lo sai le insegnanti hanno parlato malissimo di te e del tuo gruppo di amici."finalmente qualcosa stava andando per il verso giusto quando mamma mi disse dolcemente "Quelle prof. lì non vanno bene per te sono solo invidiose di te e dei tuoi amici perché siete gli unici ad avere dei genitori disposti a comprarvi di tutto purché siate felici."

Pensai in fretta ed esclamai alzandomi: "Ormai è troppo tardi, se mi farete cambiare scuola adesso sarò sicuramente bocciata e non possiamo mettere a rischio la nostra reputazione! Quindi io propongo di continuare la scuola che sto frequentando sino al terzo anno dopodichè frequenterò un liceo che mi permetta di andare ad una buona università dove mi specializzerò in medicina! Contenti?"

I miei genitori quasi commossi mi guardarono negli occhi e mi dissero di aver fatto la scelta giusta e che ero cresciuta sino al punto da poter mettere giù un'idea così brillante alla quale non avevano pensato nemmeno loro. Dopo questa breve ma soprattutto interessantissima riunione di famiglia i miei se ne andarono correndo perché dovevano ritornare a lavorare.

Sdraiandomi sul divano ripensai a quello che avevo detto: un assurdità. Io non frequenterò mai un liceo, l'università scegliendo tra l'altro la strada per fare la dottoressa!!

Io avrei fatto la chitarrista di un gruppo hard rock! Secondo me ero riuscita a dire tutte quelle cavolate tutte d'un fiato perché a scuola ci ero abituata: oltre a prendere in giro gli altri dovevo continuamente giustificarmi con le insegnanti del perchè non avevo fatto i compiti o del perché non avessi studiato.

Il tempo passava ed io e i miei genitori non avevamo trascorso le giornate come avrei voluto.

Nel frattempo a ero diventata la leader del mio gruppo anche se le mie ultime bravate mi erano costate un bel po': ero stata costretta dal preside a svolgere dei lavori pomeridiani solamente perché avevo buttato nella spazzatura i pantaloni di Francesca che si era andata a lamentare da sua mamma. Quando invece lo seppe la mia! Arrivò a scuola furibonda e minacciò il preside di fargli chiudere la scuola e di mandarlo in prigione per aver costretto un'alunna a lavorare con le bidelle durante le ore non scolastiche. Il preside cercò di spiegarle la situazione, ma non ci riuscì perché mamma se n'era andata più arrabbiata di prima e mi trascinò fuori dalla scuola mentre io sorridente facevo un sorriso ai miei amici come per dirgli che ancora una volta avevamo vinto.

Tre anni passarono in fretta, anche se oramai non contavo più quanti guai avevo combinato. Il più grave avvenne all'inizio della terza quando per inaugurare il nuovo anno scolastico in bellezza decisi con il mio gruppo di prendere l'astuccio della prof. di storia che era un po' svampita e nasconderlo dentro la cartella di Francesca in modo da accusarla. L'insegnante quando s'accorse della sparizione ordinò a tutti di svuotare le cartelle e . come da piano si trovò l'astuccio nella cartella di Francesca che era la più stupita della classe e a mio parere aveva capito che eravamo stati noi perché Denise continuava a ridere e io le dovetti tappare la bocca con la mano per non farci scoprire. In quell'occasione la prof. si limitò a darle una nota, mentre la poveretta piangeva come una disperata! Dopo tre anni di persecuzioni eravamo riusciti a non farle avere alcuna amicizia e in qualunque situazione era sempre sola, non aveva nessun accanto nemmeno una conoscente in tutta la scuola. Non so perché ma vedere le persone stare male mi faceva sentire bene come se fosse una specie d'energia che mi ricarica sempre di più.

Il mio piano però non ha funzionato e se sono arrivata in terza è perché mia madre ha rischiato di far chiudere questo posto per quello che è successo in merito ai lavori pomeridiani che ho dovuto svolgere.

Era ormai gennaio e bisognava decidere quale scuola avrei dovuto frequentare l'anno successivo. Io avevo deciso di frequentare l'istituto tecnico del turismo anche perché lì ci andavano tutti i miei amici e io non volevo iniziare da capo tutta la storia ripartendo dalla "selezione" sarebbe stato bruttissimo! Mi procurai anche i moduli d'iscrizione quando un bel pomeriggio di domenica mamma trovò i moduli d'iscrizione in camera mia e allora mi chiese come avevo fatto a procurarmeli ma la cosa più importante perché? Allora dopo tre anni di bugie le raccontai tutta la storia senza tralasciare alcun dettaglio; all'inizio lo sguardo di mamma era confuso, dopo invece capii che aveva compreso la gravità della cosa, soprattutto per il fatto dell'astuccio.

Dopo aver finito mi mollò uno schiaffo sulla guancia. Non stavo male, anzi ero contenta perché finalmente avevo parlato con mamma e lei si era interessata e preoccupata per me

La sera stessa raccontò tutto a mio padre il quale mi rimproverò di tutte le figure che avevamo fatto non solo con le insegnanti ma addirittura con il preside e i giornali (perché mamma aveva protestato su i miei lavoretti per aver buttato nella spazzatura i pantaloni di Francesca) e la cosa peggiore che invece mi capitò fu che i miei mi spedirono a casa di Francesca per chiederle scusa per tutto quello che avevo fatto e detto. Che umiliazione! La sua espressione era terribile soddisfatta e compiaciuta allo stesso tempo mi faceva venire voglia di tirarle uno schiaffo se non per il fatto che c'era tutta la mia e la sua famiglia seduta sul divano che ci guardava. Mia madre volle poi esagerare regalando a Francesca una tuta firmata come per scusarci di quello che avevo fatto. Naturalmente io non dissi nulla ai miei amici, sarebbe stato troppo imbarazzante.

La fine della storia non è felice però come quella di tutti gli altri racconti o come nelle favole, molti si aspetteranno di leggere che io e i miei genitori passeremo del tempo insieme che frequenterò una scuola importante e che riceverò la laurea con il massimo dei voti in medicina forse. Ma non è stato così perché dopo aver preso delle ripetizioni in tutte le materie e aver passato al pelo l'esame di Stato di terza media i miei genitori mi hanno spedito in un collegio dove tutti i ragazzi sono bravissimi: in pratica dei piccoli geni che avranno sicuramente un futuro migliore del mio, mamma mi ci ha spedito sperando di prendere esempio da loro, ma non penso sia possibile ormai il mio carattere è cambiato profondamente. Ogni giorno penso a come se la stanno spassando i miei " amici", loro erano il mio punto di riferimento finché io non sono diventata il loro.

Arriverà in ogni caso anche il momento per loro di pentirsi di tutto quello che hanno fatto.

Adesso io in questa nuova scuola vedo mamma e papà ancora meno e i miei nuovi compagni mi considerano una sciocca.Io l'ho detto il momento di essere derisi arriva per tutti. Ogni tanto penso a come sarebbe stato se fossi stata brava a scuola, forse a quest'ora la mia famiglia sarebbe orgogliosa di me e chissà magari avremmo fatto una vacanza tutti insieme per il mio rendimento scolastico, ma io non l'ho capito prima. Certo anche i miei genitori non l'hanno capita né prima né dopo. e per dirla fino in fondo invidio tantissimo Francesca. Adesso non ho nessuno con cui confidarmi. Adesso ho capito quanto è brutto e triste essere soli al mondo.

 

Scuola secondaria di 1° grado
"Verjus" - Oleggio (NO)

Aggiornamento: 17-01-2012